Onorevoli Colleghi! - Nella notte di Natale del 1996 è avvenuto il più grave disastro marittimo del Mediterraneo dalla fine della seconda guerra mondiale. Duecentottantatre emigranti, soprattutto cittadini del Pakistan, dell'India e dello Sri-Lanka, sono morti annegati nelle acque davanti a Porto Palo di Capo Passero in Sicilia.
      Questa la tragica cronologia dei fatti: la motonave «Johan», navigando nel Mediterraneo, aveva raccolto quattrocentocinquanta persone provenienti da India, Pakistan e Sri-Lanka, con l'intenzione di trasferirle su un'altra nave, un ferry boat battente bandiera maltese, che avrebbe poi dovuto provvedere allo sbarco degli immigrati sul territorio italiano. In quella notte il mare era in tempesta e durante le operazioni di trasbordo - dalla «Johan» al ferry boat «FI 74» (lungo solo 19 metri) - avviene una collisione. Il ferry boat affonda rapidamente con il suo carico umano: duecentottantatre persone, uomini, donne e bambini, perdono la vita, solo ventinove riescono a salvarsi e vengono ripescate dalla nave da cui erano scese.
      Il 29 dicembre 1996 la «Johan» sbarca in Grecia centosettantadue immigrati clandestini, tra cui i ventinove superstiti del naufragio che, interrogati da un magistrato greco, raccontano la disgrazia.
      Da allora, nonostante fin dai giorni immediatamente seguenti il naufragio circolassero

 

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insistentemente voci tra i pescatori di Porto Palo circa una nave di clandestini affondata e si parlasse di cadaveri pescati dalle paranze e rigettati in mare, solo il 7 giugno del 2001, grazie a un'inchiesta giornalistica de «La Repubblica» curata da Giovanni Maria Bellu, vengono ritrovati e fotografati i resti dei naufraghi, adagiati intorno al relitto. Il naufragio fantasma finisce di essere tale: nord: 36 gradi, 25 primi, 31 secondi; Est: 14 gradi, 54 primi, 34 secondi, acque internazionali a 19 miglia da Porto Palo di Capo Passero, a 108 metri di profondità. Un Rov (Remotely operated vehicle) filma l'orrore: il relitto squarciato, oggetti e resti umani sparsi ovunque dentro e intorno ad esso.
      Pochi giorni dopo, il 15 giugno 2001, quattro premi Nobel italiani, Renato Dulbecco, Dario Fo, Rita Levi Montalcini e Carlo Rubbia, sottoscrivono un appello: «La tragedia dei duecentottantatre clandestini morti in un naufragio al largo della Sicilia e dimenticati da tutti per oltre quattro anni non può cadere nel silenzio. Chiediamo alla Repubblica italiana di adoperarsi per recuperare e dare sepoltura a quei corpi: lasciarli in fondo al mare sarebbe l'ultimo oltraggio alla loro memoria in un'Europa civile».
      Con numerosi colleghi parlamentari abbiamo inteso unirci all'appello dei premi Nobel e con una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri abbiamo chiesto che il Governo italiano si adoperi per il recupero delle salme dei naufraghi del Natale 1996, per consentire ai familiari delle vittime di rendere loro degnamente l'ultimo omaggio.
      La presente proposta di legge dispone, all'articolo 1, che si provveda al recupero marittimo del ferry boat «FI 74» e delle salme dei naufraghi e, poiché è presumibile la loro difficile identificazione a dieci anni dal disastro, si prevede la realizzazione di un sacrario interreligioso per il ricordo delle vittime.
      L'articolo 2 provvede alla relativa copertura finanziaria.
 

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